1) Cosa l’ha spinto a scrivere questo libro?
Questo libro nasce dall’unione di due “volontà”. Da un lato, la volontà di esteriorizzare ciò che, nel corso di anni difficili, si era sedimentato dentro di me. Nella scrittura, infatti, ho trovato un modo per mettere in ordine e riarticolare ciò che avevo vissuto e stavo vivendo. Dall’altro, ciò che mi ha spinto a scrivere questo libro è la volontà di avvicinare le persone alle tematiche filosofiche etiche che, prima da studente ora da ricercatore, studio. Lo scopo della saga Cronache di un Mesotes, difatti, riguarda non tanto quello di “insegnare” qualcosa attraverso la voce di pensatori e pensatrici del passato, bensì quello di – filosoficamente – produrre curiosità e interrogativi verso tali tematiche etiche. L’idea di fondo, pertanto, era quella di sfruttare le infinite possibilità della scrittura fantascientifica per “disseminare” qualche spunto filosofico in una modalità differente dalla tradizionale saggistica.
2) Quale messaggio intende trasmettere alle generazioni più giovani?
Cronache di un Mesotes ha uno scopo chiaro, quello di spingere le persone lettrici, in particolare le più giovani, a ragionare criticamente. Non c’è l’arroganza di voler insegnare o indicare strade che ritengo “giuste”, semplicemente rimarcare l’importanza del pensiero e la complessa articolazione della realtà (che spesso tendiamo a iper-semplificare). Nonostante sembri la classica “frase fatta”, ormai fin troppo usata, le generazioni più giovani sono il futuro, dunque, hanno la possibilità di cambiare le cose. Il nostro compito non è quello di forzarli in vie pre-significate da noi, ma fornire loro gli strumenti critici adeguati per costruire qualcosa di migliore - e i libri, in questo, possono diventare fondamentali.
3) In che modo la fantascienza può veicolare sensazioni nuove sulla realtà che ci circonda?
La fantascienza, proprio in quanto “fanta(sy)”, permette di spaziare all’infinito, dando la possibilità di muoversi e creare senza limiti – seppur tenendo un gancio sulla nostra realtà attuale. In questo senso, la fantascienza aiuta a ragionare sulle possibilità aperte e sulle direzioni che stiamo prendendo, con i loro benefici e rischi. Tuttavia, io ritengo sia importante sottolineare che la “scienza”, che compone la parola fantascienza, non riguarda esclusivamente le cosiddette “scienze dure” – come quelle tecniche ad esempio – ma può spaziare anche nelle “scienze umane”. Di conseguenza, ragionare sul futuro “scientifico” della nostra realtà può implicare riflettere sulle narrazioni sociali e filosofiche che ci avvolgono. Cronache di un Mesotes cerca di inserirsi proprio in quest’ultimo filone della fantascienza, usando l’infinita possibilità del “fantasy” per ragionare sulle direzioni sociali e filosofiche della “scienza umanistica”.