di Ilde Rampino

Cosa l’ha spinto a scrivere questo libro?

La passione e l’amore per la mia terra irpina, per la sua storia ultramillenaria, la sua arte e le sue tradizioni. Il monastero del Goleto, da circa 900 anni, è stato al centro di storie politiche, umane e religiose che hanno influenzato anche la diffusione di coltivazioni e manufatti pregiati che a tutt’oggi sono il vanto dell’Irpinia. A mio giudizio, andava riscoperta la storia delle monache e delle abbadesse del Goleto che, pur in tempi assai lontani, come il Medioevo, hanno saputo essere protagoniste del loro tempo in un mondo in cui solo i maschi dominavano e facevano la storia.

Quale messaggio intende trasmettere alle generazioni più giovani?

Con questo mio libro, frutto di una lunga e accurata ricerca storica ho  cercato di narrare le vicende del monastero in modo romanzato, ma, molto attento alla realtà storica del susseguirsi degli eventi. In tal modo, spero che le nuove generazioni, leggendo un testo semplice, ricco di aneddoti e vicende umane, possano avvicinarsi alla riscoperta della nostra storia e della grande cultura artistica che pur in un luogo così impervio, quale quello del Goleto, le monache hanno saputo realizzare. Oltre alla riscoperta della nostra storia, l’auspicio è che i giovani possano innamorarsi sempre più della nostra terra e comprendere e convincersi che possono realizzare i loro interessi e le loro aspettative, rimanendo in loco senza abbandonare le nostre meravigliose contrade.

In che modo una realtà monastica così innovativa può mutare la concezione della religiosità?

San Guglielmo, pur essendo un uomo del Medioevo, ebbe una concezione innovativa e rivoluzionaria della vita monastica, creando un monastero doppio con due ali, una grande destinata alle monache e una più piccola per i monaci, ponendo però non i maschi al comando, com’era consuetudine a quel tempo bensì dando il potere assoluto alle monache. Queste seppero governare in maniera sapiente l’abbazia facendone un grande polo artistico, culturale e spirituale, ma soprattutto seppero creare nei loro immensi feudi un’economia ricca ed innovativa, sviluppando la coltivazione di vitigni pregiati e facendo porre a coltura dei nuovi seminativi all’epoca sconosciuti sul territorio. Ciò dimostra che le donne ebbero grandi capacità in un mondo ecclesiastico che le relegava ai margini, chiuse solo nella preghiera e nella contemplazione. La Chiesa di Roma, solo 900 anni dopo, da pochi anni a questa parte sta valorizzando il ruolo delle donne, ponendolo finalmente ai vertici di dicasteri e di istituzioni ecclesiastiche centrali. San Guglielmo lo aveva fatto tanti secoli fa e le abbadesse del Goleto seppero dimostrare il valore aggiunto dell’essere donne al comando.