di Ilde Rampino

1)    Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

 

Il desiderio di soddisfare la mia curiosità di storica e appassionata di Storia. Alcuni anni fa lessi un articolo che accennava alle famigerate Anne Bonny e Mary Read, le due donne pirata più celebri del Mar dei Caraibi, salite alle cronache per le loro gesta temerarie, e ricordate persino dal nostro Emilio Salgari nel suo romanzo Gli ultimi filibustieri. Mi chiesi, allora, se questi due personaggi femminili rappresentassero un’eccezione o se altre donne avessero vissuto avventure altrettanto straordinarie. Ma al tempo non trovai alcun testo che soddisfacesse la mia curiosità. Qualche romanzo e storie di finzione, ma non una ricerca che fosse documentata e attendibile da un punto di vista storiografico.

Quando ho avuto l’opportunità di impegnarmi io a fondo nella ricerca e nell’analisi delle fonti, mi sono resa conto con piacere e con stupore che la Storia è costellata dalla presenza di donne che, fin dai tempi antichi, hanno scelto il Mare e la pirateria come insolita e spregiudicata via di fuga, di emancipazione e di realizzazione individuale. Le due amiche filibustiere non rappresentano affatto un caso isolato ma sono invece in ottima compagnia.

 

2)    Quale messaggio intende trasmettere alle generazioni più giovani?

 

Il libro non è nato con l’idea di trasmettere un messaggio. Tuttavia, alla fine della stesura e - mi dicono - della lettura, emerge chiaramente un comune denominatore, un fil rouge che unisce donne di differenti età ed estrazione sociale attraverso i secoli e gli oceani: la ricerca estrema della Libertà, che comporta il rischio di abbandonare, insieme alle regole, anche le certezze della società sulla terraferma. Le donne pirata hanno avuto il coraggio di affrontare l’ignoto degli abissi, e persino la morte, pur di salvarsi da una vita subordinata, spesso misera o, semplicemente, noiosa. Per ottenere la libertà personale o del loro Paese, per sete di vendetta o di potere, per amore di un uomo o per puro piacere dell’avventura, queste donne hanno fortemente voluto e saputo conquistarsi un ruolo da protagoniste nella loro vita e nella Storia del Mare. Hanno disubbidito, sfidato e infranto le leggi degli uomini, e combattuto con tutte le loro forze, fino alla fine dei loro giorni. Talvolta vincendo, talvolta perdendo persino la vita, ma senza mai rinunciare alla loro natura profonda e ai loro sogni di indipendenza.

Muoversi verso l’ignoto, per quanto sia rischioso e insidioso, può riservarci esperienze inaspettate e condurci oltre l’orizzonte, oltre i nostri stessi limiti, là dove non avremmo mai immaginato di poter approdare. Nelle varie epoche, tra le donne che hanno scelto una vita alternativa sul mare, ci sono state delle adolescenti ma anche delle donne mature. Mi sento dunque di poter affermare che se c’è un messaggio, per le donne di tutte le generazioni, è quello di non subire mai passivamente, di scegliere sempre, e di non arrendersi davanti alle costrizioni che ci vengono imposte, soprattutto quando il pretesto e il limite è il nostro genere e il nostro essere femminile.

 

3)    Quale immagine di donna vuole che scaturisca attraverso le vicende del suo libro?

 

La donna che ne emerge non rinuncia mai alla dignità e all’autonomia, attraverso la rivendicazione concreta di spazi e di attività che sono stati considerati a lungo una prerogativa esclusivamente maschile, anche se ciò comporta dei rischi. Mi auguro che questo libro possa contribuire a comprendere quanto la suddivisione tradizionale dei ruoli in base al genere sia, in realtà, un prodotto meramente culturale.

Mi sembra davvero riduttivo e miope parlare ancor oggi di mestieri e di azioni naturalmente “da uomo” e “da donna”. Leggo di donne che, al giorno d’oggi, in Italia e all’estero, svolgono il lavoro di carpentiere e fabbricano imbarcazioni di eccellente qualità. Di altre che non esitano ad attraversare gli oceani in solitaria.

Anche le donne pirata raccontate in questo libro mostrano che la forza e la capacità di sciogliere le vele, governare un timone e sfidare il vento, così come il nemico più infido, non conoscono i presunti limiti attribuiti al genere. Perché ciò che conta davvero per un essere umano, in ogni tempo e in ogni luogo, è l’indole, la passione, il coraggio e, ovviamente, l’opportunità.