Laureata in Lettere all’Università La Sapienza di Roma, Rosaria Guerra è giornalista professionista e pittrice dilettante. Nel 1991 ha pubblicato i suoi primi racconti in Luci dal silenzio - Antologia Romana (Palmieri Ed.). Da allora ha scritto, tradotto e disegnato per varie testate cartacee e online: «Il Tempo», «Il Giornale del Mattino», «PleinAir», «RomaElle», «Trovalavoro», «Lavorare a Napoli», «The Daily News Travel», «turismo.it», «ecofiera.it». Si è occupata della ricerca e stesura dei contenuti per Il Boccaccio riveduto e scorretto di Dario Fo e per l'opera multimediale Il Caffè Letterario di «Repubblica-L’Espresso». Ha contribuito all'archivio Eclap per la biblioteca digitale Europeana, curato l’ufficio stampa di eventi culturali e gastronomici, e collaborato a progetti di formazione giornalistica e linguistica. Nel 2014 ha pubblicato con Jacopo Fo il saggio Perché gli svizzeri sono più intelligenti (Barbera Ed.) e ha ideato e realizzato il blog Sweet…zerland per la RSI Radiotelevisione Svizzera. Nel 2024 i suoi racconti sono stati premiati nell’ambito del Festival Letterario Nazionale Virginia Cundari e del concorso I Racconti del Grand Tour 3.0.
Il suo saggio DONNE PIRATA. Vite ribelli sul mare (2022, Youcanprint Ed., pp.362) è stato presentato in convegni internazionali all’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara e degli Studi di Roma Tor Vergata. La ricerca, inedita e originale, è frutto della sua innata curiosità e di due grandi passioni al cui richiamo lei stessa ammette di non poter resistere. La Storia, certo, e il Mare.
Tradizionalmente, la storia dei pirati è incentrata sui leggendari predoni del mare attivi in Europa e nelle Americhe tra il XVI e il XVIII secolo.
In realtà, pirati e corsari operarono in ogni tempo e in ogni mare, dalle isole britanniche al sud est asiatico, dal Mediterraneo alla Scandinavia, dai Caraibi all'emisfero australe.
Tra di loro non vi furono solo omaccioni rozzi e barbuti ma anche donne e fanciulle che lasciarono la terraferma e scelsero il mare come spazio e strumento di emancipazione e di realizzazione individuale, salvandosi così da una vita subordinata, spesso misera o, semplicemente, noiosa.
Ribelli, impavide e spregiudicate, forzarono il loro destino e non esitarono a ricorrere alla strategia, alla violenza e alla guerra per diventare protagoniste della loro esistenza.
Per la libertà personale o del loro Paese, per sete di vendetta o di potere, per amore di un uomo o per puro piacere dell'avventura, le donne pirata hanno disubbidito, sfidato le leggi degli uomini e combattuto fino alla fine dei loro giorni. Talvolta vincendo, talvolta perdendo persino la vita ma senza mai rinunciare alla loro natura profonda e ai loro sogni di indipendenza.
Regine, contadine, galeotte o prostitute, quelle donne forti, audaci e rivoluzionarie meritano che le loro vite siano sottratte al silenzio dell'oblio in cui sono rimaste per secoli, e che le loro storie siano, finalmente, raccontate.
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